domenica 2 ottobre 2011

Un uomo morente

Montgomery Carmichael fu ufficiale consolare e poi console a Livorno dal 1890 al 1922. Dopo la pensione continuò a risiedervi fino alla morte, nel 1936. Pubblicò il suo Tuscan Towns, Tuscan Types and the Tuscan Tongue nel 1901. Questo è il terzo di tre post, tratti da un capitolo del libro, con la triste fine di questa storia.

Vecchia cartolina, Piazza Carlo Alberto, LivornoPovero “Cialì”! Era riuscito a ricavarsi un posto molto vicino al mio cuore e purtroppo me ne resi conto una terribile notte di dicembre. Vidi - spettacolo abbastanza familiare - una compagnia dei Fratelli della Misericordia che andavano a tutta velocità lungo la strada principale con il loro carro ambulanza mentre passanti e traffico facevano loro spazio, come quando un carro dei pompieri si fa strada nelle vie di Londra. La luce irregolare di una lampada a gas rivelò una forma umana prostrata nel carro e, a un certo punto, mostrò i lineamenti di un pallore spettrale del povero “Cialì”, contorti nel tormento di un dolore mortale. Vidi anche, con una fitta al cuore, un segno che indicava un caso piuttosto serio. Questi Fratelli della Misericordia, pur essendo una confraternita religiosa, erano gente piuttosto pratica. Uno dei Fratelli che correvano di fianco al carro stava tenendo il polso dell'uomo morente controllando con le dita il debole battito, mentre nella sua mano sinistra teneva un grosso cronometro, così che se il paziente moriva lungo la strada la polizia sarebbe stata informata del momento preciso della morte. Li seguii con passo svelto verso l'ospedale, ma dopo qualche istante il passo dei portatori rallentò improvvisamente, considerato che il povero polso aveva cessato di battere per sempre.
Sembra che due fuochisti gallesi, resi audaci dalla loro ubriachezza, avessero avuto un alterco con un marinaio toscano sobrio. Un insulto, vero o immaginario, nei confronti della ragazza al braccio dell'uomo fu la causa di tutto. Il sangue che va alla testa di un toscano per folli motivi di gelosia è più forte e mortale di qualsiasi bevanda alcolica e l'inevitabile coltello saltò fuori. Ma “Cialì,” il pacificatore, era nelle vicinanze e si affrettò — troppo tardi purtroppo — a spegnere le fiamme. Ma il dissennato toscano non sapeva più quello che faceva ed il povero “Cialì” ricevette, proprio sopra il cuore, una coltellata che era diretta verso un petto molto meno meritevole.
E così morì, martire del suo amore per la Gran Bretagna e della sua eroica devozione anche nei confronti dei suoi rifiuti umani. Il funerale di “Cialì” fu un affare sontuoso. Tutta la gente di mare era presente, molti marinai inglesi parteciparono e la maggior parte di loro fece a turno nel portare il feretro per le cinque lunghe miglia fino al Campo Santo. Ancora meglio, un capitano inglese, che aveva conosciuto “Cialì” per anni e come molti altri lo aveva utilizzato come “factotum non pagato”, tirò fuori una Red Ensign e con quella coprì la bara. Portato alla tomba da marinai inglesi e coperto con l'Union Jack! La formicolante sensazione di un onesto e semplice orgoglio deve certamente aver fatto rigirare “Cialì” nella bara. Se il poveraccio si fosse potuto immaginare gli onori che lo aspettavano in morte, come avrebbe marciato esultante nel territorio sconosciuto da cui nessun viaggiatore ritorna. Possa la sua anima riposare in pace!

Prima di tre parti - Seconda di tre parti - Terza di tre parti

Montgomery Carmichael, “In Tuscany”
John Murray, London 1901


Vedi anche: In Toscana - Livorno “la Cara”

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